Quello sguardo paternale
che scortava ogni mio movimento,
quando ancora i miei occhi
non giungevano a
scrutare oltre la finestra,
l’ attesa del tuo ritorno.
Quando le mie mani
accarezzavano il mio fratellino,
complice poi delle mie fughe
tra lacrime e bambole
che mi regalavi tu.
Nell’innocenza dei miei respiri
hai solcato laceranti ferite
cosi trafittive nell’anima
come un pugnale su carne viva,
indelebili ormai..anche al tempo che vola.
Un pugno e una carezza
quel tuo sguardo cangiante
ai miei meriti e ai miei sbagli!
Quando la colpa era solo
lasciar cadere un bicchiere dalle mani.
Non esiste tolleranza
all’irascibile tuo sguardo
alla stizzose tue movenze
a quei sanguinosi occhi
che mi penetrano ancora.
Grazie a te
oggi il mio specchio
mi guarda con occhi smarriti,
quegli occhi che non hai saputo ascoltare
posseduto dal “super io” della tua natura.
E mentre un tuono di rabbia
spezza l’agonia dei miei respiri,
lotto ogni giorno contro i miei fantasmi
arrampicandomi sugli specchi
con quel briciolo di energia che ancora mi resta.
Il mio pugno dolorante
cede ora allo
sconforto,
nascondendo un volto che non riconosco
dove vive e muore una bambina
ormai… malgrado tutto …donna.